Il Maestro spirituale e il demone

"La sillaba Gu indica l’oscurità e la sillaba Ru significa ciò che la disperde, il guru è definito tale proprio per la capacità di dissipare l’oscurità." Advayatāraka Upanishad (16)

Secondo l'interpretazione della Advayatāraka Upaniṣad, Upanishad appartenente allo Shukla (bianco) Yajurveda, uno dei quattro Veda, il termine guru deriva dalle sillabe sanscrite “gu” (oscurità, tenebre) e “ru” (svanire), avendo il significato dunque di colui che allontana l’oscurità, chiaramente, nel suo significato metafisico e spirituale. Nella filosofia metafisica induista, l’oscurità è connessa al tamas guna, quella qualità (guna) della materia (prakriti) che è alla base dell'illusione terrena (māyā), la causa dell'ignoranaza spirituale, particolarmente attiva in quest’epoca, definita, appunto, l'età oscura (kaliyuga), il tamas è quella qualità della materia che, sempre secondo la filosofia induista, caratterizza peculiarmente la categoria di entità conosciute come asura, i demoni induisti, così come il sattva guna, la qualità dell'armonia, caratterizza i deva, gli angeli induisti. Sul termine “guru”, come sulla sua reale funzione, si sono create numerose distorsioni, soprattutto in Occidente, così come, purtroppo, è accaduto con il termine “yoga” ed altri termini e concetti metafisici che sono stati estrapolati a proprio uso e consumo, dalla filosofia induista ma senza rispettarne, la fonte e il senso originale, forse perché, presi nella loro integrità, per qualcuno, probabilmente, sono scomodi. Si sente, spesso, da parte del mainstream ma anche da parte di certe correnti “new age” relativamente recenti, utilizzare il termine “guru” a sproposito, con intenti dissacranti o tendenti a banalizzarne il reale, originale, antico e profondo significato per come viene presentato all’interno della filosofia induista. Esistono molti maestri ed insegnanti, delle più svariate discipline, ma soltanto uno è il maestro spirituale o guru, colui al quale Bhagavan o Dio ha affidato la nostra anima, colui che conosce la nostra oscurità e la nostra luce senza giudicarci, colui che ci segue da “infinite” incarnazioni, colui che conosce perfettamente la nostra peculiare struttura bioenergetica e sa, pertanto, come intervenire sul nostro karma. Perché un legame del genere sia possibile è necessaria una sintonia tra anime unica, nell’universo. Il legame con il proprio maestro spirituale è uno dei più sacri e antichi e sovente, differentemente, da ciò che generalmente si crede, il guru non è incarnato. Eventualmente può accadere, semmai, che coloro i quali sono incarnati e vengono identificati dagli individui come guide o maestri spirituali, chiaramente quando in linea con il Dharma (la Legge Divina), possono essere "utilizzati" dal vero guru, che opera su altri piani, come catalizzatori terreni, perlopiù inconsapevoli, per “interagire” con il proprio discepolo, anche se è bene ricordare che il guru utilizza numerosi mezzi, anche non umani, come la natura stessa, per comunicare i suoi insegnamenti, i quali suggerisce e mai impone. Buona visione.

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